L’utilizzo di acqua è in aumento a causa della crescita della popolazione, dello sviluppo economico e del cambiamento dei modelli di consumo. E’ stato recentemente pubblicato il “Rapporto Mondiale delle Nazioni Unite sullo sviluppo delle risorse idriche 2021”: diamo uno sguardo ad alcuni dati interessanti per comprendere lo stato attuale delle risorse idriche disponibili e per dare evidenza della necessità di una migliore gestione di tali risorse.
I prelievi di acqua dolce nel mondo
Nell’ultimo secolo i prelievi globali di acqua dolce sono aumentati di sei volte e da 40 anni continuano a crescere ad un tasso annuo dell’1% circa (AQUASTAT, s.d.). L’aumento del consumo di acqua dolce si riscontra in particolare nella maggioranza delle economie emergenti e nei paesi a basso e medio reddito (Ritchie e Roser, 2018).
Come si può vedere dal grafico (Fig. P1) l’agricoltura è responsabile del 69% del consumo idrico globale (la percentuale sale a quota 95% in alcuni paesi in via di sviluppo): l’acqua viene utilizzata per l’irrigazione ma anche per il bestiame e l’acquacoltura.
L’industria (compresa la generazione di elettricità ed energia) è responsabile del 19% dei prelievi idrici, mentre i comuni e le abitazioni sono responsabili del restante 12%.
Stress idrico: un fenomeno crescente
Lo stress idrico, che si misura come utilizzo di acqua in funzione delle risorse disponibili, interessa molte aree del mondo (Fig. P2). Il 30% dei più grandi sistemi di acque sotterranee si sta esaurendo (Richey et al., 2015). Ad oggi sono due miliardi le persone che già vivono in aree soggette a stress idrico (Nazioni Unite, 2018). Oltre allo stress idrico fisico (che è spesso un fenomeno stagionale) esiste la scarsità d’acqua economica: per circa 1,6 miliardi di persone l’acqua sarebbe disponibile ma mancano le strutture necessarie per accedervi (Comprehensive Assessment of Water Management in Agriculture, 2007).
Ad aggravare lo stress idrico intervengono fattori quali i cambiamenti climatici, eventi estremi quali inondazioni, tempeste e siccità (che sono aumentati di oltre il 50% negli ultimi dieci anni), l’inquinamento (l’80% di tutte le acque reflue industriali e urbane viene rilasciato nell’ambiente senza alcun trattamento previo, con un ulteriore peggioramento della qualità generale dell’acqua e conseguenti rischi per la salute umana, l’ambiente e lo sviluppo sostenibile).
«Ko au te awa, ko te awa ko au» – Io sono il fiume, il fiume sono io»
In molti paesi soggetti a scarsità idrica sono in vigore politiche e normative che tollerano lo spreco e l’uso eccessivo di acqua: ciò fa sì che tale preziosa risorsa venga usata in modo più intensivo e dispendioso che in altri paesi in cui è più abbondante.
Vi sono ancora troppe lacune nelle operazioni di misurazione e monitoraggio della risorsa idrica che potenzialmente limitano qualsiasi futura agenda di azione sulla valutazione dell’acqua.
Come si evince dalle parole del proverbio della tribù del fiume Whanganui, «Ko au te awa, ko te awa ko au» – Io sono il fiume, il fiume sono io», il destino dell’umanità e quello dell’acqua sono indissolubilmente legati: una comprensione del valore complessivo dell’acqua è necessaria per orientare le decisioni politiche verso una gestione più sostenibile di questa risorsa.